Bruno Lauzi, un piccolo grande uomo

E’ scomparso il 24 ottobre di dieci anni fa, e né prima né dopo la sua morte ha ottenuto i riconoscimenti che meritava. Musicista compositore paroliere traduttore scrittore cabarettista, forse ha commesso l’errore di non darsi mai abbastanza importanza – e così non gliene hanno data abbastanza nemmeno gli altri. Ma la sua impronta sulla musica italiana non è meno prodonda, anzi, di quella lasciata da colleghi più celebrati e più ricordati, in vita e in morte. Avremmo potuto scegliere molti modi per onorarlo, e probabilmente quello che abbiamo scelto non è quello che lui avrebbe preferito; ma in fondo è giusto che, soprattutto a chi non l’ha conosciuto, raccontiamo chi è stato attraverso le sue canzoni più note, quelle che sono state in classifica nel corso di quarant’anni e più di carriera.

Con Umberto Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco era considerato uno dei fondatori della cosiddetta “scuola genovese”.

Lauzi era nato all’Asmara nel 1937 ma era cresciuto a Genova. Dopo il ’56, Lauzi trasferitosi a Varese, conosce e collabora con Piero Chiara alla nascita del quindicinale politico liberale “L’Altolombardo”. Poi scopre la canzone francese di Brassens, Brel, Aznavour e compone il brano che darà l’impronta a tutta la sua produzione artistica futura: “Il poeta”. Il cantautore genovese iniziò a frequentare e conoscere l’ambiente artistico milanese di quegli anni, dai “Gufi” ad Enzo Jannacci e a lavorare al mitico “Derby” di Milano.

 Alla fine degli anni Sessanta Lauzi conobbe Lucio Battisti ed entrò nella sua casa discografica: la “Numero Uno”. Sono gli anni di brani storici quali “E penso a te”, “L’aquila” e “Amore caro, amore bello”.

Lauzi, inoltre, fu anche autore e vinse vari premi della critica discografica con canzoni cantate da lui o scritte per altri quali “Lo straniero” per George Moustaki, “Quanto t’amo” per Johnnny Holliday, “L’appuntamento” per Ornella Vanoni, “Piccolo uomo” per Mia Martini. Scrisse, inoltre, canzoni per bambini tra le quali”La tartaruga”, e “Johnny Bassotto”.

Sei anni fa, con le prime serie manifestazioni del morbo di Parkinson, Lauzi moltiplicò le iniziative. Decide di diventare discografico ed editore di se stesso: fondò una propria casa editrice (” Pincopallo”) ed insieme a Maurizio Fabrizio pubblicò uno degli album più significativi della sua carriera, “Il dorso della balena”.

Solo pochi giorni fa la notizia che a lui, vincitore del Premio Tenco 2006, sarebbe stata dedicata la rassegna della canzone d’autore 2006 in programma dal 9 all’11 novembre al Teatro Ariston di Sanremo.

Colpito dal morbo di Parkinson Lauzi si è adoperato per sensibilizzare sulla malattia con iniziative di solidarietà e una celebre lettera indirizzata ironicamente a Mr Parkinson in cui scrive: “Non è con piacere che le scrivo questa lettera, ma d’altra parte avrei dovuto parlarle a quattr’occhi, affrontarla di persona, sopportare quel suo subdolo modo di fare che è quanto c’è di peggio per far perdere la pazienza anche ad un santo, figuriamoci a me”.

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