Gli 80 anni dell’imperatrice della danza: Carla Fracci

Compie oggi, ottanta anni, l’imperatrice della danza italiana. A 80 anni, Carla Fracci ancora balla come è accaduto nei giorni scorsi alla Versiliana col Balletto del Sud in ‘Sherazade e le Mille e una notte’ nei panni della Regina del Mare su coreografia di Fredy Franzutti.«Non ho mai amato festeggiare i miei compleanni e anche questa volta sarà lo stesso, starò in famiglia, con i miei nipoti”,pur riconoscendo che “sì, è un traguardo significativo».. La Fracci non smette di avere uno sguardo curioso sul mondo, di seguire tutto quello che accade di nuovo nel mondo dell’arte, e di proporre la sua idea di eleganza tutta in bianco. Bianco come i tutù indossati nel corso di una carriera straordinaria che l’ha vista danzare con i più grandi: dal sodalizio “amore e odio” con Rudolf Nureyev a Vladimir Vasiliev, da Mikhail Baryshnikov ad Amedeo Amodio, da Gheorghe Iancu a Henning Kronstam. Un cigno, la regina della danza italiana, un’ icona cresciuta alla scuola della Scala, di cui diventò prima ballerina nel 1958 e che nel corso degli anni ha ballato per le più importanti compagnie del mondo dal London Festival Ballet all’American Ballet Theatre. Ma non per questo chiusa in un mondo dorato: «Rita Levi Montalcini mi disse: “Mai andare in pensione”» racconta e spiega così il continuo tenersi allenata (la famosa sbarra mattutina esercizio di ogni ballerina dalla culla in poi), il sostenere e lavorare con i giovani ancora oggi. E poi la famiglia certo: il matrimonio con il regista teatrale Beppe Menegatti, sposato nel 1964 e da cui ha avuto il figlio Francesco, e con il quale ha realizzato tanti lavori.Il suo esordio è stato da leggenda: «Avevo 19 anni, Anton Dolin all’audizione mi chiese una certa posizione e poi disse che gli ricordavo Olga Tsessisova: “Sarai una grande Giselle”. Mi ritrovai a Londra, io che ero una ragazzina, proprio per tre serate di quel balletto. Arrivavo dopo Markova e Chauviré. La consacrazione. Ballerine italiane ce n’erano state tante nella storia, Maria Taglioni, Fanny Cerrito, ma certo mancavano da un pezzo. Capitava di sentirmi dire: ma perché, alla Scala c’è un corpo di ballo?». Così a 80 anni confessa di avere alcuni rimpianti, tra i quali la mancata direzione del balletto alla Scala, ma anche innumerevoli soddisfazioni, acclamata trionfalmente sui palcoscenici più prestigiosi del mondo come davanti alla grande platea della tv, dove sono indimenticabili i suoi divertiti e divertenti passi di can can con Heather Parisi o il tip tap in trio con le Kessler (anche loto nate il 20 agosto di 80 anni fa).Nata a Milano il 20 agosto del 1936, comincia a danzare a 10 anni alla scuola della Scala e ha tra i maestri Vera Volkova, diplomandosi nel 1954 e diventando, seguiti alcuni stage internazionali, prima ballerina tre anni dopo. Eppure l’inizio fu “per caso, su suggerimento di una coppia di amici dei genitori, che avevano un parente orchestrale appunto alla Scala di Milano. All’inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell’impegno totale mentale e fisico sino al dito mignolo” come racconta, riferendosi al giorno in cui, affascinata dalla danza di Margot Fonteyn, vide in una pausa il coreografo avvicinarsi e correggerle la posizione appunto del dito mignolo. Giselle, Giulietta, Cenerentola, Medea, Swanilda, Francesca da Rimini… sono più di duecento i personaggi interpretati da Carla Fracci, più di duecento i ruoli, le interpretazioni, le storie portate in scena con varietà estrema e sentimento esasperato, perché “il balletto ha un linguaggio più penetrante di quello teatrale, forse è proprio l’assenza della parola a renderlo tale”. Nella sua recente autobiografia intima, edita da Mondadori, Carla Fracci racconta l’infanzia trascorsa nella campagna lombarda e l’ingresso alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala, il Passo d’Addio delle allieve licenziande e i trionfi con l’American Ballet Theatre e sui palcoscenici più importanti del mondo: Los Angeles, Mosca, L’Avana, Tokyo, Londra. Figlia di Luigi, tranviere, e Santina, operaia, lontana parente di Giuseppe Verdi grazie alla prima moglie del nonno, Carla confessa l’amore per la famiglia e l’onestà, per la danza, che ha voluto portare fino ai centri più piccoli, per la musica e l’armonia, “ciò che mi porta l’ispirazione, ancor più dell’ambiente”. E’ stata acclamata dai più autorevoli critici di balletto, ha lavorato con coreografi come John Cranko, Maurice Béjart e Antony Tudor e la sua vita è sempre stata circondata da poeti, su tutti Eugenio Montale che le dedicò la lirica: La danzatrice stanca.

Buon compleanno Carla!

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