16 novembre 1960: addio al «re di Hollywood»

Lo stronca un infarto due giorni dopo la fine delle riprese. Ha interpretato lo struggente ruolo di un attempato cowboy che si guadagna la vita catturando cavalli selvaggi. Ha rifiutato la controfigura nelle faticose scene d’azione. Temperature altissime, uno sforzo superiore alle sue residue energie, un film impegnativo, “Gli spostati”, con Marilyn Monroe e Montgomery Clift, uno sceneggiatore di alto profilo (Arthur Miller), un regista molto esigente (John Huston). Il cuore di Clark Gable, provato da tanto amore dato e tanto alcol subìto, non ce l’ha fa. Muore a Los Angeles, accanto a quella Hollywood di cui è stato il re. Lo piangono i suoi fan, gli uomini che ne hanno imitato l’inimitabile stile da seduttore, le donne che hanno sognato la sua figura di irresistibile, affascinante mascalzone.

Il successo
Nasce nel 1901 in una famiglia poverissima. Lavora in una compagnia di girovaghi. Piace alle donne. Le conquista, le sposa se necessario, purché siano più anziane di lui, ricche e potenti. Si fa introdurre a Hollywood, nella mecca del cinema, perfetta per la sua bellezza, il suo fascino, la presenza scenica. Il successo arriva con “L’angelo bianco”, nel ’31. I suoi primi personaggi sono di un uomo rude e crudele; poi diventerà, sullo schermo e nella vita, uno sciupafemmine dall’irriverente faccia da schiaffi e dai baffetti da “canaglia”. Nel ’34 ottiene l’Oscar con “Accadde una notte”, accanto a Claudette Colbert. L’anno dopo conquista gli spettatori con “La tragedia del Bounty”. E’ lanciatissimo. Nel ’39 si impone come Rhett Butler in “Via col vento”, il personaggio e il film che segneranno la sua vita. A 38 anni è al top, il futuro non sarà altrettanto roseo.

Le donne
Molto amato dalle donne (Joan Crawford, Jean Harlow e Loretta Young fra le più celebri), sposa nel ’39 Carole Lombard, il vero amore della sua vita. Il destino, questa volta, non è con lui. Nel ’42 Carole, a 33 anni, muore tragicamente in un incidente aereo. Lo shock è violento. Clark tenta di reagire, si arruola nell’aviazione, combatte in guerra con coraggio. Pluridecorato, viene congedato nel ’45. Il cinema lo attende ma, nel dopoguerra, l’attore è in declino e l’uomo, sempre gentile e disponibile, è troppo incline all’alcol, diventato il sue demone custode.

Il declino
Cupo, malinconico, Clark non è più lui. Ha perso lo smalto. Resta un grande nome ma la sua stella a Hollywood si offusca. Fra i film degli anni Cinquanta “Mogambo” (1953) e qualche altra pelliccola minore. Invecchia con classe. Per tutti i suoi ammiratori è ancora il “re di Hollywood”, che in realtà non è più. “Gli spostati” non gli porta fortuna. È sepolto nel cimitero di Forest Lawn a Glendale, in California, accanto all’amata Carole. Fra le sue tante battute degli anni belli se ne ricorda una, “alla Gable”: “Se fossi saltato addosso a tutte le donne che mi vengono attribuite, non avrei avuto tempo per andare a pescare”

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