Hollywood perde uno dei suoi miti: Gene Wilder

La nostra infanzia è stata segnata da molti film, uno in  in particolare, Willy Wonka e la Fabbrica di cioccolato, interpretato da un grande e carismatico Gene Wilder, ha conquistato la nostra immaginazione, da sempre. Come dimenticare, infatti,  il fabbricante di dolci, da lui interpretato nella famosa pellicola di Mel Stuart. Con  il passare degli anni (e delle riproposizioni televisive) il film ha conquistato un ruolo sempre più importante nelle preferenze del pubblico fino a essere considerato da alcuni un vero e proprio cult.

Gene Wilder, purtroppo è volato in cielo, aveva 83 anni. E’ stato la star  e nel mitico “Frankenstein Junior” , e tra gli attori preferiti da Mel Brooks. Era da tempo malato di Alzheimer, ma aveva deciso di non svelare la sua malattia per non turbare i bambini che lo avevano amato per la sua interpretazione del personaggio di Willy Wonka. La notizia è stata rivelata dal nipote dell’attore, che in un comunicato ha spiegato che la decisione di mantenere il segreto non era frutto della vanità, ma “di un atto di riguardo verso quei bambini che hanno sorriso e lo hanno chiamato Willy Wonka. Non avrebbe potuto sopportare di esporre i bambini ad una malattia da adulti o creare difficoltà o preoccupazione che avrebbero spinto a prendere subito un aereo. Semplicemente, non poteva sopportare l’idea che nel mondo potesse esserci un sorriso in meno”.

Jerome Silberman – questo il suo vero nome – nasce l’11 giugno 1933 a Milwaukee, in Wisconsin, da una famiglia di ebrei russi immigrati. Terminati gli studi universitari negli Stati Uniti, Wilder decide di trasferirsi in Inghilterra, dove frequenta la Bristol Old Vic Theatre School, avvicinandosi per la prima volta al mondo dello spettacolo. Durante il soggiorno nel Regno Unito, frequenta anche una scuola di scherma, disciplina che gli tornerà utile al rientro in patria dove, per mantenersi, terrà proprio lezioni di scherma. Poi inizia a recitare nei teatri off-Broadway, entrando inoltre a far parte dell’Actor’s Studio. L’esordio sul grande schermo arriva nel 1967, con il film “Gangster Story” di Arthur Penn. La svolta per la sua carriera però coincide con l’inizio del sodalizio – che diverrà poi storico – con il geniale Mel Brooks.

Prima arriva la candidatura all’Academy Awards come Miglior attore non protagonista per il ruolo di Leo Bloom in “Per favore, non toccate la vecchietta”, poi il successo con la parodia “Frankenstein Junior” (1974), dove veste i panni del Dottor Frederick Frankenstein. La pellicola si aggiudica il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura, che lo stesso Wilder stila a quattro mani con Brooks. Fra i suoi più grandi successi ci sono anche “La signora in rosso”, con Kelly LeBrock, “Non guardarmi: non ti sento” (1989) e “Non dirmelo… non ci credo” (1991).

Il 20 maggio 1989 una tragedia segna la vita di Wilder: la sua terza moglie, Gilda Radner, muore di tumore. L’attore fonda così il Gilda’s Club, per aiutare la ricerca contro il cancro. Un decennio dopo, lo stesso Wilmer è costretto a ritirarsi dalle scene a causa di un linfoma che lo costringe a sottoporsi a frequenti sedute di chemioterapia. Poi il lento declino dell’Alzheimer.

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