Alvaro Vitali, la nuova vita con la moglie Stefania Corona: “Mi hanno dimenticato, ora mi esibisco ai matrimoni

Alvaro Vitali, la nuova vita con la moglie Stefania Corona: “Il cinema mi ha fatto diventare Pierino e poi, finita la stagione di quelle commedie, non mi ha trattato come un attore, ma come il personaggio che mi era stato cucito addosso”, dice l’indimenticabile Pierino di tanti film, oggi misconosciuto, in un’intervista-sfogo al settimanale Oggi, in edicola.

“MI VIENE DA PIANGERE” – “Con mia moglie, Stefania Corona, che è anche una brava cantautrice ci esibiamo insieme: io racconto barzellette, lei canta. Lo spettacolo si chiama Novanta minuti di…. Siamo una coppia comica collaudata: andiamo forti nei ristoranti, nei matrimoni e nelle feste di compleanno. Per quanto riguarda la mia carriera di attore, invece, mi pare evidente che il cinema mi abbia lasciato solo», dice Vitali. Che con OGGI si lascia andare a tanti piacevoli ricordi: «Mi viene da piangere, se ci ripenso. Fellini mi invitava spesso a mangiare con lui. Parlavamo di tutto. Con me si divertiva molto perché ero simpatico, ma mai volgare». E ancora: «A me piacevano tutte le donne con cui lavoravo. Ma lo stress sul set era talmente alto che avevo preso una certa confidenza nel vedere corpi seminudi. Mi ero talmente abituato a tanta bellezza che la libido si era arrestata. Non le vedevo più come donne, ma soltanto come colleghe… Quella che mi ha più deluso è stata Michela Miti: all’epoca preferì proseguire, contro i miei consigli, con il cinema erotico. Le avevo detto che avrebbe tradito l’immagine che si era costruita accanto a Pierino. Ma i soldi l’avevano convinta a fare altro e io non apprezzai”.

Dalle strade di Casal Palocco, dove Roma è già pineta, vento e promessa di mare, l’Alvaruccio preferito da Fellini: “Per Federico ho recitato 4 volte, un onore che non è toccato neanche a Mastroianni” non si sente più clown perché il circo, insieme a tutto il resto, ha tolto le tende: “Gli anni delle docce, delle bellezze nude osservate dal buco della serratura, degli arbitri cornuti e dei titoli che i distributori decidevano a tavolino e che spesso erano più interessanti degli stessi film sono stati incredibili e irripetibili.

Giravamo di corsa, passando da un set all’ altro, mangiando al volo per strada, cambiandoci dietro le quinte delle scenografie perché i soldi erano pochi e di camerini non era neanche il caso di parlare. Il cinema allora si faceva a cottimo. Quasi sempre con la stessa troupe. Con fretta estrema. La Liceale al mare con l’ amica di papà di Marino Girolami, per dire, lo finimmo in due settimane”.

Venne poi, per intuizione dello stesso Girolami, il successo di Pierino e di lì a poco anche il plagio di Pierino: “Ero sotto contratto con Luciano Martino e tanti altri produttori mi proponevano copioni dello stesso tipo che ero costretto a rifiutare. Ma il primo episodio della saga, Pierino contro tutti, aveva incassato 10 miliardi di lire e qualcuno no pensò che bisognasse comunque mungere la vacca. Così fecero tanti pessimi sottopierini con altri attori al mio posto, li sbagliarono tutti, crearono confusione e finirono per allontanare definitivamente il pubblico”. Risultato: “Il telefono, all’ improvviso, non squillò più”.

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