«Allora vedo che non ha capito. Io non sono qui per salvare Rambo da voi. Io sono qui per salvare voi da lui». È l’avvertimento che il colonnello Trautman rivolge allo sceriffo che ha ingaggiato una vera e propria guerra contro il soldato John Rambo, reduce dalla guerra in Vietnam e perseguitato dal poliziotto per il solo fatto di essere un vagabondo.
Arriva nelle sale cinematografiche Rambo di Ted Kotcheff, con protagonista Sylvester Stallone, già amato dal pubblico per la celebre saga del pugile “Rocky Balboa”. Ispirato al romanzo First Blood (titolo della versione originale del film, cambiato in “Rambo” nell’adattamento italiano) di David Morrell, la pellicola lancia nel mondo di Hollywood un nuovo tipo di eroe, che combatte una guerra personale contro la società.
La stessa società che lui ha difeso da berretto verde in Vietnam lo umilia e lo emargina, costringendolo a combattere per sopravvivere. Estremamente violento e sanguinario nel romanzo, il personaggio è stato riadattato nella trasposizione cinematografica, grazie al contributo dello stesso Stallone che ha collaborato alla sceneggiatura con Michael Kozoll e William Sackheim.
La produzione inizialmente si era rivolta ad altri attori, tra cui Clint Eastwood, Robert De Niro e Al Pacino, alcuni dei quali scartati per l’età, altri non disponibili a una parte ritenuta troppo violenta. Stallone si rivelerà una scelta azzeccata anche per alcuni tratti positivi che egli stesso riprenderà dal personaggio di Rocky Balboa.
In Italia, uscito a novembre dello stesso anno, la fortuna del film sarà ancora una volta legata allo storico doppiaggio di Ferruccio Amendola, voce inseparabile di Stallone e di altri mostri sacri americani.
L’enorme successo al botteghino e la fama crescente del personaggio porterà alla realizzazione di tre sequel: Rambo II: la vendetta (1985), Rambo III (1988) e John Rambo (2008).