Prima puntata di Un posto al sole: Sulla collina di Posillipo, affacciato sul mare, sorge Palazzo Palladini, residenza storica dell’omonima famiglia, tra le più influenti della città. L’ultimo discendente nobile, il conte Giacomo, muore dopo aver fatto testamento lasciando la “terrazza” (chiamata così per lo splendido panorama sul golfo di Napoli) alla figlia naturale Anna, che ha avuto con la sua governante.
È la trama del primo episodio di Un posto al sole, prima soap opera interamente prodotta in Italia, ideata da Wayne Doyle (in collaborazione con Adam Bowen e Gino Ventriglia) e realizzata dal Centro di produzione TV Rai di Napoli.
Riprendendo il format australiano Neighbours, segue le vicende di alcune famiglie che nel loro vissuto quotidiano si scontrano con le problematiche reali del capoluogo partenopeo e della società italiana in genere: dalla presenza della camorra al disagio giovanile, passando per i temi più scottanti legati alla sessualità e alla droga.
Nella prima puntata compaiono personaggi storici che saranno presenti in tutte le stagioni, come Raffaele Giordano e Renato Poggi, interpretati rispettivamente da Patrizio Rispo eMarzio Honorato. Via via si alterneranno numerosi attori, per lo più esordienti, alcuni dei quali saranno lanciati nel mondo della TV e del cinema.
Seguita quotidianamente da circa due milioni di spettatori, “Un posto al sole” supererà, in diciannove stagioni, le 4.000 puntate diventando la soap opera italiana più longeva. Diversi speciali saranno realizzati in occasione ad esempio delle puntate n. 1000 e 2000, accompagnate da altrettante pubblicazioni.
Elemento identitario della soap è l’omonima sigla scritta da Antonio Annona e Bruno Lanza e interpretata da Monica Sarnelli e Carlo Famularo, conservata in tutte le stagioni.
Un’avventura lunga e bellissima quella della soap italiana più longeva della storia e che, proprio oggi, festeggia 20 anni, con ben 4605 episodi trasmessi a partire dal 21 ottobre 1996, quando Raffaele Giordano, portiere e storyteller ad honorem, presentava un Palazzo che avrebbe avuto tanto da dire e tanto da raccontare. E, in questi 240 mesi, le storie non sono certo mancate. Dalle più leggere alle più impegnate, da ragazze costrette in una bara tre metri sotto terra alle insidie (reali) della camorra e della criminalità organizzata.
IL SUCCESSO – E di fan affezionati, Upas, ne ha tanti. Una media dell’8% di share, che in autunno arriva all’8,5% fino a picchi del 9,2%, con ben 2.584.000 spettatori sintonizzati su Raitre per scoprire i prossimi intrighi di Roberto, i dissidi amorosi di Guido e i nuovi scherzi orditi da Raffaele ai danni di Renato.
I NUMERI – 17 attori protagonisti e circa 35 personaggi ricorrenti, 71.211 comparse, 120 registi, fra cui Gabriele Muccino e Stefano Sollima, e circa 80 persone dietro le quinte ogni giorno. Le volte in cui i protagonisti sono finiti all’altare sono state, invece, 35, l’ultima delle quali ha visto Viola e Eugenio Nicotera giurarsi eterno amore. Anche se non sempre il riso è stato lanciato sul sagrato della chiesa. Come quando Angela, prima di dire «sì» al suo Alessandro, ci ripensò e scappò sulla moto di Franco con tanto di vestito da sposa. I baci sono stati ben 4.467 (incluso quello fra Sandro e Claudio che tanto infiammò la rete), mentre gli schiaffi «solo» 510. I personaggi finiti in manette ammontano, poi, a 26, mentre le armi maneggiate in scena sono state 2.072: un’enormità.
IL SOCIALE – Ma i numeri non sono niente se rapportati alla miriade di temi di rilevanza sociale affrontati, di stagione in stagione, da Upas. Dalla sieropositività di Adrian, alla fine degli anni Novanta, alla coppia lesbica che chiese a Michele di aiutarle ad avere un bambino: era il 1999. Dai ragazzi dal passato difficile alla sversamento illegale di rifiuti tossici scoperto da Filippo tre anni fa, fino alla tossicodipendenza e, addirittura, l’anoressia, quando Viola sperava di perdere peso per assomigliare alle altre ballerine di danza classica della sua scuola.
NAPOLI – L’animo pulsante della soap, però, resta la sua inconfondibile cornice: Napoli. Il 30% delle riprese, infatti, si svolge in esterna, regalando agli spettatori gli scorci più caratteristici del capoluogo partenopeo, fra opere d’arte di inestimabile bellezza e cortili da togliere il respiro. Non a caso, l’incredibile macchina organizzativa di Upas prende vita e forma proprio dal Centro di Produzione Rai di Napoli, dove centinaia di persone lavorano ogni giorno fra copioni, piani di produzione, pesanti luci e telecamere di ultima generazione. Perché Un posto al sole è molto più che una soap opera di successo, ma un pezzo di cuore. Tanto per gli addetti ai lavori quanto per il pubblico, che lo ama e lo segue da 20 anni.