Vent’anni fa l’addio a Marcello Mastroianni

La stella polare, lungo il percorso che, da Fontana Liri (Frosinone), dov’era nato il 28 settembre del ‘24, lo aveva portato sulla Rive Gauche, a chiudere gli occhi per sempre esattamente 20 anni fa, era composta da sfide artistiche, in teatro e poi al cinema, da incontri cruciali, da Visconti a Fellini, da personaggi che gli hanno regalato l’amore del pubblico, dal giornalista tormentato della Dolce vitaal traditore di Allonsanfan, dal marito impotente del Bell’Antonio, al maschio tradizionale di Matrimonio all’italiana, dal prete ricattatore di Todo Modoall’omosessuale di Una giornata particolare.

«Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista». Per definirsi, Marcello Mastroianni ricorreva alla battuta pungente di un film del suo «alter ego» Federico Fellini, nonostante il successo e un valore artistico riconosciutogli unanimemente. Anche nella maturità, dopo i tanti ruoli riusciti e i riconoscimenti prestigiosi, il divino Marcello continuava a considerare la sua parabola di vita come la fiaba di Cenerentola, segnata più dalla fortuna e dalla casualità che dal merito. Si guardava con disincanto e amarezza, considerandosi più antieroe che divo, certamente non il sex symbol descritto dalla stampa rosa, senza comprendere che parte del suo fascino derivava proprio dal quel suo fare distaccato, timido e malinconico. Del resto, anche la sua vita sentimentale è stata tutto fuorché ordinaria, diviso tra un legame matrimoniale (con Flora Carabella) mai spezzato formalmente e grandi storie d’amore, più o meno durature. Nella sua vita sono entrate donne come Faye Dunaway e Catherine Deneuve. Dal 1976 e fino alla morte è stato legato alla regista Anna Maria Tatò. Nel 1971, mettendosi a nudo in un’intervista con Oriana Fallaci, Mastroianni liquidava così la propria parabola artistica: «Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Luchino Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie». Il pubblico e la critica, però, l’hanno sempre pensata diversamente, e nel Marcello nazionale hanno visto la star capace di tenere testa ai divi hollywoodiani, perfetto nel registro comico de «I soliti ignoti» o «Divorzio all’italiana» come in quello malinconico e drammatico di «Una giornata particolare», inimitabile nei capolavori felliniani come «La dolce vita» e «8 e mezzo», in grado di arrivare da outsider per ben tre volte in nomination agli Oscar, di meritarsi tre premi come miglior interprete a Cannes, due Golden Globe, due Bafta, svariati David di Donatello, due Coppe Volpi e un Leone d’oro alla carriera. Difficile credere si sia trattato solo di fortuna

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