Affrontare il dolore, imparare ad accettarlo. Per Harry d’Inghilterra, 32 anni, c’è stato un lungo (e difficile) cammino dopo la morte di mamma Diana, scomparsa nel 1997 nell’ormai tristemente famoso incidente d’auto a Parigi. All’epoca lui aveva 12 anni, il fratello maggiore William, 15.
«Dopo la sua morte ho messo sotto chiave le emozioni per quasi vent’anni», rivela il principe in un’intervista al Telegraph. Il suo modo di affrontare la perdita, continua, è stato straziante: «Ho messo la testa sotto la sabbia, mi rifiutavo di pensare a lei. Perché mai avrei dovuto farlo? Perché avrebbe dovuto aiutarmi? Ricordarla mi faceva solo sentire triste e non l’avrebbe riportata indietro», ha spiegato Harry.
E ancora: «Era come se mi ripetessi: “Vai avanti e non lasciare mai che le emozioni facciano parte di qualsiasi cosa”». E tutto questo, ha dichiarato, ha influenzato la sua vita personale e il suo lavoro.
Poi, intorno ai 28 anni e su consiglio del fratello William, Harry si è convinto a chiedere aiuto: «Dopo due anni di caos totale ero vicino a perdere il controllo, a un esaurimento nervoso. In quel momento sono entrato in terapia», ha aggiunto oggi che, insieme con il fratello e la cognata Kate Middleton, è impegnato nella campagna Heads Together per sensibilizzare l’opinione pubblica britannica sul tema della salute mentale.
«A volte è più semplice parlare con uno sconosciuto», ha aggiunto il secondogenito di Carlo d’Inghilterra, «e non c’è niente di male nel farlo. Ti siedi sul divano e basta dire: “Non ho bisogno di consigli, puoi solo ascoltarmi?“».
E d’aiuto è stata anche la boxe per «gestire l’aggressività e il desiderio di colpire qualcuno». Oggi Harry, invece, sente di essere «in un buon posto». Grazie anche «all’enorme sostegno» del fratello e alla fidanzata Meghan Markle: «Ora prendo la vita privata seriamente e metto lacrime, sudore e sangue nelle cose che davvero possono fare la differenza». Determinante è, infatti, il suo impegno per le cause umanitarie. Una passione ereditata proprio da mamma Diana: «Spero che lei sia orgogliosa di ciò che faccio».