Cristiana Capotondi: «E non chiedetemi di un figlio»

C’è un momento, nel corso delle interviste con attori e attrici, in cui, confesso, mi scatta la disperazione. È quando affermano che sono appassionati al loro mestiere perché consente (e in gran parte consiste) di interpretare personaggi diversi da sé.
Sei timida e fai la disinibita, sei chiacchierone e fai il taciturno, sei una bravissima persona e fai il serial killer. Lo dicono tutti e a me viene da sbadigliare. L’unica attrice al mondo che, finora, non mi abbia detto questo è Cristiana Capotondi. Anzi, lei dice proprio l’opposto. Vuole solo personaggi che le somiglino, che non siano troppo lontani da lei e che «mi spingano a essere migliore di quello che sono perché recitare è uno strumento e non un fine».

Parole di circostanza? Non direi. Basta vedere Di padre in figlia, la fiction in quattro puntate che andrà in onda su Raiuno dal 18 aprile e di cui Cristiana è protagonista. È una saga familiare, ambientata a Bassano del Grappa, attraversa molti decenni di storia italiana, con le vicende di Giovanni Franza, proprietario di una (fittizia) distilleria di grappa, e dei suoi figli. Capotondi interpreta Maria Teresa, la figlia maggiore, la più intelligente e studiosa. Il padre, un pater familias all’antica, prova a ostacolarla. Lo scontro tra padre e figlia è metafora dello scontro tra l’Italia contadina e l’Italia che va veloce in automobile, tra il tempo dei bordelli e quello delle manifestazioni femministe, tra valori arcaici e un nuovo sentire. Maria Teresa e la madre, le sorelle e gli altri interessanti personaggi femminili della fiction sono una sorta di omaggio alle italiane, alla loro capacità di lavorare, sopravvivere, fare cose straordinarie, eccellere anche in lavori considerati «inadatti» alle donne. Ideata da Cristina Comencini (e scritta da un pool di sceneggiatrici), è la «meglio gioventù» delle ragazze.

Non stupisce che a lei sia toccata la parte della secchiona. È una delle poche attrici italiane laureate. Lo è davvero, secchiona.
«Secchiona non lo so. Certo, per me studiare è stato importante. Già mia nonna si era laureata, mia madre è laureata e ha sempre lavorato: è farmacista. Il fatto che io abbia cominciato a fare l’attrice da bambina e già guadagnassi non ha mai messo in discussione la questione università».

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