Matilde Gioli nel mondo del cinema ci è capitata per caso, grazie all’intuito di Paolo Virzì che la scelse per Il capitale umano. Era il 2013 e da allora quel mondo non lo ha più lasciato: i suoi occhi azzurro cielo e una bravura innata hanno conquistato pubblico e altri registi. Il 6 aprile la ritroveremo sul grande schermo in the_Startup di Alessandro D’Alatri, tratto dalla storia vera di Matteo Achilli, che a soli 18 anni fu definito lo “Zuckerberg italiano” per aver ideato Egomnia, un social network capace di selezionare curricula in base al merito. Qui Matilde veste i panni di Cecilia, una studentessa che gestisce il giornale dell’Università Bocconi. Dal 18 aprile invece la vedremo su Raiuno nella serie tv Di padre in figlia di Riccardo Milani.
Ha delle caratteristiche in comune con Cecilia?
«Oltre all’accento milanese ci unisce la determinazione, la forte personalità e la voglia di indipendenza. Cecilia lotta contro il pregiudizio maschile. Viene trattata un po’ come una bambola, e lei vorrebbe invece essere notata anche per altro. A fatica riesce nel suo intento: prende in mano le redini del giornale universitario e diventa un punto di riferimento per gli studenti».
Le è mai capitato di essere trattata da bambola?
«Il vecchio cliché maschilista per cui una ragazza di aspetto gradevole non può avere altre qualità è ancora attuale. Ma io lo stronco sul nascere con un atteggiamento giocoso, quasi goliardico. Faccio capire che il focus deve essere incentrato su altro. Ovviamente fa piacere essere apprezzati fisicamente, io però tendo a nascondermi, magari non truccandomi e non vestendomi in modo appariscente. Non mi valorizzo per cercare di mostrare di più il mio carattere determinato».
Ed è determinata anche in amore?
«Sì, molto di più col passare del tempo. L’esperienza per fortuna o sfortuna indurisce. Ho sviluppato una forma di determinazione che non serve a proteggermi, ma a capire chi desidero al mio fianco».
E che tipo di uomo vorrebbe al suo fianco?
«Sto cercando un uomo che non sia una prima donna. Che abbia delle caratteristiche quasi ancestrali del vero maschio alfa. Un po’ come ai tempi delle caverne. Vorrei che ci fosse una distinzione ben netta tra i ruoli dell’uomo e della donna. Oggi invece è tutto un po’ troppo fluido».