Un globe-trotter in missione del mondo dello spettacolo: Mika parla le lingue, canta, balla, recita, sta su un palco o un sala di registrazione con la stessa naturalezza con cui si cala nella prima serata di Raidue, dove martedì prossimo andrà in onda la prima di quattro puntate dove svelare ulteriormente le sue doti di comunicatore camaleontico. Per due ore l’artista anglo-franco-libanese aprirà le porte di «Casa Mika» per ammettere un po’ di amici e ospiti e qualche milione di telespettatori: «Dentro la casa tutto può succedere», racconta il trentratreenne libanese, «non sappiamo esattamente neppure noi che cosa accadrà. Ci saranno duetti, performance, ingressi inattesi: fisse la mia coinquilina Sarah Felberbaum e una vicina molto particolare, Virginia Raffaele, mentre tanti altri personaggi ruoteranno intorno. Nelle varie puntate arriveranno Renzo Arbore, Monica Bellucci, Malika Ayane, Francesco Renga, Benji e Fede, Marco Giallini e molti ancora: quando li ho contattati ho fatto loro proposte strane, per mettersi in gioco.
Alcuni hanno accettato, altri no: mi sto divertendo tantissimo, ma mai mi sarei immaginato che avremmo lavorato e faticato così tanto». Gran parte degli accadimenti si succederanno appunto in questa immaginaria casa, simile per le atmosfere a qualcosa che sta tra «Hellzapoppin’» e la fabbrica di cioccolato di Willy Wonka: «Io ho girato e conosciuto molte televisioni, ma la capacità e l’inventiva che ho scoperto qui in Rai penso non siano reperibili altrove: dalle scenografie alla creatività, alla velocità di mettere in campo idee impossibili, la squadra sta facendo miracoli. Questo è il potere di una certa televisione romantica che forse si usava negli anni Cinquanta, nei grandi studios americani, con gli show di Elvis o qui in Italia nei programmi di Mina, dove succedevano tantissime cose tra innovazione, sperimentazione e voglia di stupire». In funzione di raccordi tra i vari segmenti e numeri previsti nella casa, anche diversi spezzoni realizzati in esterno, alla ricerca di storie importanti, con visite in alcune città, tra cui Napoli: qui Mika ha incontrato l’orchestra giovanile Sanitansemble e si è pure improvvisato tassista per un giorno (esperienza ripetuta poi a Roma, Catania e Bologna): «Guidare nel traffico è stato pazzesco, ricorderò quella di Napoli come l’avventura più stressante e pazza della mia vita».
Ogni sera Mika rientrerà a casa attraversando Milano a bordo di un’auto molto speciale «vestita a sua misura», come lo è tutto l’arredo della sua surreale casa. Nella centrifuga di «Casa Mika» dunque suggestioni, episodi, sorprese dove la musica avrà un ruolo decisivo, anche grazie a una resident band di sedici elementi diretti da Valeriano Chiaravalle: «Quel che succede nasce dal punto di vista di uno che si sente prima di tutto musicista: ho chiuso da poco un tour di oltre un anno e mi ruotano in testa già diverse canzoni, perché l’unico vero modo che sento per rilassarmi dopo la concentrazione e l’intensità del lavoro per la televisione, resta potermi sedere al pianoforte e suonare». Con la sigla di chiusura organizzata con veri pigiama party nelle piazze di Bergamo, Aosta e Rimini, Mika si propone di aggiungere magia e spensieratezza o il contagio del ballo collettivo con momenti di intrattenimento più intimo: «Quando ho smesso di fare X Factor, dopo tre anni, avvertivo che quel ciclo si era esaurito. Ho sempre avuto l’opportunità di fare le cose che mi piacevano e che sceglievo, e l’offerta di Raidue è arrivata nel momento giusto. Per prepararmi ho visto molto materiale delle Teche, a cominciare da quello che faceva Ugo Tognazzi, un vero genio. E poi nei mesi scorsi ho incontrato tutte le settimane Dario Fo: due-tre ore ogni volta, andavo da lui ed eravamo d’accordo per fare qualcosa che provocasse l’assurdità, il grottesco, per sollecitare la tolleranza. Ora non c’è più, ma faremo in modo che sia sempre a Casa Mika, soprattuto nella seconda puntata».