Firenze, autunno del 1966. L’ondata di maltempo che investe da giorni l’intera penisola riserva alla Toscana, e in particolare alla provincia di Firenze, i suoi effetti più disastrosi. Con l’eccezione del giorno di Ognissanti, piove ininterrottamente da fine ottobre e la sera del 3 novembre il livello dell’Arno inizia a salire pericolosamente.
Durante la notte la situazione precipita e l’Arno rompe gli argini, invadendo prima le campagne attorno a Firenze e di qui arriva ai vari quartieri del centro storico. La città, colpita da un’ondata di piena (con punte di 4000-4500 metri cubi al secondo), si risveglia sotto cinque metri d’acqua e con le vie di comunicazione in tilt. Oltre alle vittime, 34 in tutto (17 nel capoluogo, altrettante in provincia), si contano ingenti danni materiali alle infrastrutture e agli edifici.
Un’emergenza nell’emergenza è la messa in salvo dell’inestimabile patrimonio artistico (libri, quadri, sculture, etc.), che diventa possibile grazie alla straordinaria catena di solidarietà, formata da giovani di tutto il mondo: passano alla storia come gli Angeli del fango (espressione utilizzata in occasione di altre alluvioni, come quella di Genova del 2014) e rappresentano una delle prime forme di mobilitazione spontanea giovanile del Novecento.
L’elenco delle alluvioni dell’Arno è abbastanza lungo, la prima di cui si ha notizia risale al 1333 ed è considerata la più catastrofica per Firenze: tra le numerose costruzioni distrutte, il celebre Ponte Vecchio, che venne ricostruito 12 anni più tardi.