Monica Vitti, gli 85 anni della diva, suo malgrado!!!

Il mio vero nome è Maria Luisa Ceciarelli. Fino all’Accademia fui la Ceciarelli. Poi Sergio Tofano mi propose di diventare attrice nella sua compagnia. Mi disse: guarda il nome che hai non è mica tanto d’attrice, lo devi cambiare. Allora io sedetti al tavolino di un bar e mi misi a studiare il nome» così Monica Vitti raccontava nel 1963 a Oriana Fallaci il suo debutto nel mondo dello spettacolo. E continuava: «Ora sono talmente tanto Monica Vitti, che mio padre e mia madre mi chiamano Monica e io, quando devo firmare Ceciarelli, mi sento a disagio: quasi firmassi con il nome di un’altra».

Lontana anni luce dall’archetipo della diva, tanto che lei stessa si definiva «un po’ bruttina», negli Anni 60 diretta dal compagno di allora Michelangelo Antonioni, Monica Vitti diventa l’interprete privilegiata dello smarrimento umano e dell’alienazione moderna, protagonista della cosiddetta “tetralogia dell’incomunicabilità” e dà vita alla tormentata Claudia ne L’avventura, alla involontaria seduttrice Valentina ne La notte, che le vale il Nastro d’argento, alla misteriosa Vittoria ne L’eclisse, alla devastata Giuliana di Deserto rosso. La Vitti firma così con Antonioni capolavori entrati nella storia del cinema italiano e internazionale, capaci di conquistare la critica dei più importanti festival cinematografici.

Ma è con Mario Monicelli che si impone al grande pubblico, sfondando come attrice brillante nel celebre film La ragazza con la pistola, del 1968. Dirà in un’intervista: «Scoprire di far ridere è come scoprire di essere la figlia del re» e da quel momento mette in scena memorabili duetti con Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e Ugo Tognazzi che la incoronano regina della commedia italiana. Celebrata anche dal critico Callisto Cosulich che scriverà di lei: «Gassman, Manfredi, Sordi, Tognazzi: eccoli in ordine alfabetico i quattro moschettieri. Veramente ci sarebbe un quinto, ma in gonnella: Monica Vitti, che ha raggiunto l’apice della popolarità proprio nella commedia in costume».

La sua lunga carriera è costellata di premi e riconoscimenti, dai cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista, ai tre Nastri d’argento, ai dodici Globi d’oro, ma anche un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro sempre alla carriera, un Orso d’argento alla Berlinale, fino ai tributi della Legion d’Onore Francese e dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. In quarant’anni girerà oltre cinquanta pellicole, arrivando anche alla regia nel 1990 con Scandalo segreto. La sua opera prima dietro la macchina da presa segna il definitivo addio alle scene e l’inizio di un riserbo assoluto, afflitto anche da una lunga malattia. Capace di conquistare l’affetto di un pubblico trasversale, anche oggi a riflettori spenti ormai da molti anni, Monica Vitti rimane tra le grandi interpreti del cinema italiano, ma anche l’attrice, che più di ogni altra ha saputo incarnare, con quel suo timbro inconfondibile, alcune vere icone dell’emancipazione femminile.

Da 15 anni è completamente sparita, da quando nel 2000 all’età di 69 anni le è stata diagnosticata una malattia simile all’Alzheimer. Lei quando ancora era presente a se stessa ha deciso di non farsi più vedere in pubblico per vivere in forma privata la malattia. L’ultima volta che è apparsa in pubblico risale al marzo 2002.

Secondo una fonte vicina all’attrice, la Vitti sarebbe ricoverata in una clinica svizzeraspecializzata nella cura della sua malattia. Qui riceve le visite del marito Roberto Russo e dei parenti più stretti, lontana dai suoi fan, dal cinema e dai ricordi.

Monica ha preferito vivere in forma privata gli anni della malattia. Non ha presenziato nemmeno alle celebrazioni dei suoi 80 anni nel 2011, al Festival di Roma che ospitò la presentazione del volume La Dolce Vitti di Cinecittà Luce, mentre Rai Cinema le dedicò uno speciale.

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