«L’amore è molto meglio quando non si è sposati», sosteneva Maria Callas. Eleonora Abbagnato non è d’accordo, ma non ha potuto dirglielo. Banalmente per una questione di tempo. Sulla linea della cronologia, una moriva 40 anni fa, quando l’altra, quasi, nasceva. Di buono, nell’inevitabile, c’è che se nella Storia si sono sfiorate, per i miracoli dell’arte, proprio in questi giorni al Festival dei due mondi di Spoleto si rincontrano e fondono insieme.
L’étoile dell’Opera di Parigi e direttrice del Balletto dell’Opera di Roma se l’è fatto come regalo per i suoi 39 anni, compiuti il 30 giugno: un compleanno danzando al Teatro Romano, con uno spettacolo dedicato alla «Divina» (1 e 2 luglio), dopo una festa a bordo piscina al Baio Relais & Natural Spa Spoleto con tutta la famiglia: il marito, l’ex calciatore Federico Balzaretti e i figli di entrambi Julia, 5 e Gabriel, 2, le figlie di lui, Lucrezia, 12, e Ginevra Vittoria, 9, i genitori venuti dalla Sicilia, Elio e Piera, gli amici intimi, i suoi ballerini italiani e francesi.
Guardandosi indietro, prima bambina, poi ragazza e infine donna, una cosa Eleonora Abbagnato sa. Che ha «sempre fatto tutto presto».
Quando ha cominciato?
«A 4 anni: mia mamma aveva un negozio di abbigliamento, e mi lasciava alla vicina scuola di danza classica di Marisa Benassai. Sulle punte a 8 anni, di solito si riesce a 12. A 11 sono già a Montecarlo».
Da lì, uno dopo l’altro, iniziano i prodigi «mai successi a un’ italiana»: a 14 viene ammessa alla prestigiosa scuola dell’Opéra di Parigi, a 22 ne diventa première danseuse, a 34 étoile, e via dicendo. Fino a diventarne la più giovane direttrice, a 38.
«È il mio carattere: avere sempre un obiettivo, arrivarci in fretta. Con sacrificio e duro lavoro».
Qual è stato il prezzo, l’altra faccia della medaglia?
«Da piccola magari non ho mai giocato con le bambole. Ma adesso mi sto rifacendo, recuperando con le mie bimbe».
Che cosa trasmette loro?
«Che – anche ad avere un talento – non esiste passione senza rigore e disciplina. Essere preparati salva da ogni finzione».
Recepiscono?
«Julia è come me: una comandante. Dà gli ordini alle sorelle maggiori, oltre che al fratello più piccolo. Per questo non mi preoccupa: la sento determinata, so che troverà la sua strada. Ma non c’è paragone: io farei 10 maschi. Gabriel, per esempio, è un angelo di nome e di fatto: dorme buono, ha un carattere stupendo».
Andrà in pensione a 42 anni. Come ci si prepara all’addio di qualcosa che è stato tutto?
«Quel punto, lasciare le scene, sarà un arrivederci. Se quello che hai deciso di fare nella vita è quello per cui sei nato, non lo molli fino alla morte, e c’è sempre un dopo. Nel mio caso saranno direzioni, cattedre, accademia».
Si vede così tra 10 anni?
«Sì, piena del mio lavoro, l’amore un po’ più maturo, i figli un po’ più grandi».
Si cambia, però, anche: nel 2008 per esempio di Amici diceva: «In un luogo di studio serio, le telecamere non ci dovrebbero entrare». Ora in quello stesso talent fa il giudice.
«Notavo semplicemente che essere un ballerino a teatro non è come esserlo in televisione. Oggi ho un rapporto di fiducia con Maria (De Filippi, ndr), che mi ha chiesto di esserci: la rispetto per talento, entusiasmo, divulgazione».
In un’ode alla meritocrazia, a Sebastian (eliminato pre-finale nell’edizione 2017) ha proposto un lavoro da ballerino solista.
«Tutta quell’emozione che dà per corpo, presenza, tecnica, bellezza, merita un palcoscenico».
Suo padre è stato dirigente del Palermo degli anni Ottanta, suo marito difensore dell’AS Roma. Proviene dal calcio e al calcio si dirige.
«Questione di convenienza, almeno a tavola si parla sempre delle stesse cose: fuorigioco, strategie, falli. Scherzi a parte, papà – da fan del calcio e dei calciatori – è affezionato a Federico anche per questo, e mi ha abituata alle domeniche allo stadio in tempi non sospetti».
Ora che è dirigente la porta ancora in tribuna?
«Per le grandi occasioni sì. Il saluto di Francesco Totti, per esempio. Piangevamo tutti».
Come può tranquillizzare Ilary Blasi, che si diceva preoccupata dell’averlo d’ora in poi «sempre per casa»?
«Dicendole che Federico lavora ancora di più da quando è dirigente e segue i più giovani professionisti di quando doveva solo allenarsi».
Anche nella vita personale con Balzaretti siete andati di fretta…
«Il nostro matrimonio è stato una festa. Ci siamo divertiti come dei pazzi. E vorremmo sposarci 10 volte ancora per celebrare quel momento giusto, perfetto, in cui ci siamo incontrati. Io ero immersa nel mio lavoro, ricordo, e vedevo quest’uomo così serio nel suo, e insieme così raro e attento a queste due bambine…».
Cambia qualcosa, tra le figlie acquisite e i figli biologici?
«Ormai sono una vecchia madre di tutti: Lucrezia e Ginevra Vittoria le ho tenute da che erano piccole e siamo molto legate. Anche tra fratelli e sorelle lo sono. La loro mamma certo resta la loro mamma, ma sanno che per qualsiasi cosa ci sono sempre anche io».
Che cosa fa Federico per essere riscelto ogni giorno?
«Fa bene tutto lui. Mi dà equilibrio. Voglia di tornare a casa e cenare insieme e viaggiare insieme e crescere insieme».
Lei se non avesse danzato che cosa avrebbe fatto?
«Forse sarei rimasta a vendere abbigliamento in Sicilia. Come mia madre».
Che donna è sua madre?
«Forte: vive giù, la vedo poco. Sempre stata molto lontana, eppure vicina».
Le fa paura vederla invecchiare?
«No, quello no. Ma non mi fa paura neanche che io invecchio, che i miei bambini diventano grandi, che i nonni fragili si fanno sempre più nonni fragili e così via, perché è così che va».
E che cosa le fa paura, invece, allora?
«Il terrorismo. Sta uccidendo nel mondo tante persone, chi muore per davvero ma anche chi non muore. Ogni volta che viaggio – spesso – faccio una preghiera: ho quattro figli che mi aspettano nelle loro stanze. E poi mi fa paura la malattia. Speri sempre che non arrivi, o arrivi il più tardi possibile: mia mamma, per esempio, si sta curando da una leucemia in forma cronica. Ce la stiamo cavando, ma quando ce l’hanno detto dentro quel dolore volevo lasciare lo spettacolo, mi strideva. Poi sono corsa da lei. L’ho guardata negli occhi. E mi ha ridato ogni forza».