Lady Diana è riuscita a rivoluzionare per sempre l’immagine della Casa reale inglese. Per la “principessa triste”, la più fotografata al mondo, non c’è forse tributo più appropriato della mostra che si inaugurerà il prossimo 24 febbraio nelle sale di quella che fu la sua dimora, Kensington Palace.
L’attesissima “Diana: Her Fashion Story” darà inizio a una serie di iniziative che in tutto il Regno Unito si propongono di celebrare la vita della principessa in un anno importante. Il 31 agosto 2017 ricorrerà, infatti, il triste anniversario della sua tragica morte: venti anni anni fa, Diana, appena 36enne, perse la vita in un incidente automobilistico in un tunnel parigino e a volere la mostra sono stati proprio i figli William ed Harry, desiderosi di ricordare la madre in tutto ciò che ha contribuito a farla entrare nella leggenda, dal suo impegno benefico al ricordo lasciato nel mondo della moda.
Gli abiti scelti per l’evento tracceranno l’evoluzione del look della principessa, dal suo timido ed esitante debutto in società, fino agli ultimi mesi di vita di una Diana finalmente forte e sicura di sé, dimostrando la sua crescita anche a livello personale nelle scelte e in uno stile sempre più all’avanguardia e in anticipo delle tendenze.
Si inizia con l’abito a pois firmato dalla couture Regamus e indossato dalla debuttante 19enne (che poi lo regalò a Madame Tussauds per vestire la sua prima statua della principessa); e gli abiti con spalla nuda o maniche ampie e vistose, indossati con trepidazione e gli occhi spesso rivolti verso il basso, in occasione di cene diplomatiche negli anni Ottanta; per finire al famoso, audace abito da sera a schiena scoperta e intarsiato di perline, indossato da una Diana finalmente più rilassata e perfino, nelle foto, spiritosa, nel novembre 1990, per un banchetto diplomatico a Tokyo, in presenza dell’imperatore Akihito.
Nel corso degli anni Novanta, la presenza e il carattere della principessa si imposero sempre di più. Gli abiti moderni di Catherine Walker, la sua stilista preferita, diventarono presto un must e, in un’epoca precedente lo shopping online, facevano il tutto esaurito a poche ore dalla pubblicazione di una foto sulle prime pagine dei giornali.
Il trend continua con il display di altri due abiti iconici: il Christian Dior stile sottoveste indossato nel 1996, in occasione di una serata al Metropolitan Museum of Art di New York; e quello rosso fuoco sfoggiato nel giugno 1997, per un discorso pronunciato a un gala benefico per le vittime delle mine terrestri, presso il Museum of Women in the Arts, a Washington.
Dei 26 indimenticabili abiti esposti, solo cinque sono di proprietà dell’Historic Palace Houses, l’ente di beneficenza che si occupa dei palazzi reali di Elisabetta II: gli altri 21 appartengono oggi a collezionisti privati e musei sparsi in tutto il mondo, e tornano a Londra ognuno con una storia aggiunta dopo la scomparsa di Lady D. Come il famoso abito da sera in velluto blu, firmato Victor Eldestein e indossato dalla principessa nel 1985, nella Casa Bianca, in un memorabile ballo con l’attore John Travolta.
La principessa lo indossò anche in un ritratto ufficiale e fu lei stessa a metterlo poi all’asta per beneficenza, appena due mesi prima di morire. Ad acquistarlo fu una donna d’affari americana, che all’epoca pagò 100mila sterline in un investimento ad hoc: l’abito è stato poi rivenduto nel 2013, a un collezionista britannico che per assicurarselo ha dovuto sborsare la somma record di 240mila sterline.
Per la prima volta sarà esposta una classica mise Emanuel in tartan azzurro, indossata in occasione di una visita ufficiale a Venezia negli anni Ottanta e che si credeva ormai persa. La charity di Kensington è riuscita a recuperarla acquistandola per la modica somma di 9mila sterline, all’inizio del 2016. Accanto ci sarà un altro capo Emanuel, la camicia color rosa pallido con fiocco, indossata nel 1981 per il ritratto ufficiale scattato dal fotografo dei vip Lord Snowdon.