C’è sempre il rock, ma Gianna Nannini non è mai la stessa. Attenta com’è alle sonorità, per il nuovo album “Amore Gigante” ha curato tutto nei minimi particolari. Il risultato è un disco graffiante e intimo, come una confessione. D’altronde è nato in un momento particolare: da una parte si è scoperta mamma, di Penelope, e dall’altra la mamma l’ha persa. Per questo albergano tanti sentimenti. Delusione, passione, amarezza e imprevidibilità. Con l’amore declinato in mille modi. “Non si può prescindere dalla propria vita, anche nelle canzoni”, racconta a Tgcom24.
Sono andata un po’ sull’intimo… ma non si può prescindere dalla propria vita
E’ il tuo 18esimo album di inediti, possiamo dire che è quello della maturità?
Non ci avevo pensato. Sono diventata maggiorenne. Dovevo pensarci per scappare di casa (ride, ndr).
E’ un album a cui stai lavorando da anni, ci racconti la genesi?
Ci lavoro dai tempi di Hitalia, in cui sono andata in giro a far capire la musica italiana nel mondo. I pezzi che ho scritto hanno coinciso con un momento un po’ triste della mia vita, in quel periodo è morta mia mamma e non riuscivo a riprendere subito la via del rock. Così sono andata un po’ sull’intimo. Ma non si può prescindere dalla propria vita. Ho avuto meno tempo per scrivere rispetto a prima, perché fare la mamma mi impegna molto.
Sei volata a Los Angeles…
Per liberarmi di qualche fardello del passato. Non volevo diventare conservativa con il materiale che stavo accumulando, così ho preso una strada nuova. Aggiungendo quattro pezzi nuovi nella fase finale del disco.
Come fa la Nannini ad essere sempre così moderna?
Ascolto me stessa e poi ascolto quello che succede fuori. Sono molto attenta alla sonorità…
“Amore Gigante”, il brano che poi dà il titolo all’album, nasce da una frase che ti ha inviato la scrittrice Santacroce, la melodia invece è nata di notte, come?
Il messaggio di Isabella mi ha ispirato. Avevo questa melodia in testa e non riuscivo a finirla. Mi sono svegliata di notte, con questo pensiero. Quello di dare una nuova configurazione rispetto al brano e modernizzarlo. Ho chiamato Zampaglione, che è un esperto di questi versi, e improvvisando è nata la canzone.
Nel disco c’è passione, imprevedibilità, delusione, tanti modi di declinare l’amore, qual è quello che si avvicina di più a Gianna?
Il distacco.
“Sabbie Mobili”, brano scritto interamente da te, si presta a tante interpretazioni, puoi dirci quella più giusta?
Quando scrivo no so mai se voglio dire solo una cosa. Una canzone può avere un duplice significato. ‘Sabbie Mobili’ è una confessione più che una canzone, e ogni tanto ci vuole.
L’album parte con il brano “Cinema” e tu poi interpreti tutti i brani come una attrice, è voluto?
A volte vogliamo credere a delle cose, anche se non ci sono. La frase che ho inserito, ‘perché nel mio cuore c’è un cinema’, è una verità di solitudine. Non racconta ‘oh come sto bene’… Il cinema può ampliare la tua fantasia, quindi anche lo stato d’animo. Ben venga.
A proposito di frasi, “Tutto cambia, ma io sono ancora qua”: Gianna oggi è chi è?
Bho, sono qua. L’importante è esserci. Se ci sei e scrivi ancora un disco, bello come questo, significa che c’è ancora un motivo di cantare.
Hai curato tutto nei minimi particolari
Tutto. Per un particolare sono andata tre volte a Los Angeles, di Sabbie Mobili ci sono due versioni, una in vinile, con un altro tipo di masterizzazione. Anche dal punto di vista estetico, ci sono tante cover colorate. Per amplificare questo messaggio d’amore…
“L’ultimo dei latin lover”, che chiude l’album, è dedicato a tuo fratello Alessandro
Non avevo mai dedicato una canzone a mio fratello. Ho pensato che questa, visto che lui che si intende di rumore di motore, fosse perfetta. Mi piaceva questa sfumatura nell’arrangiamento.