Guai col fisco per Raoul Bova. L’attore è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e sei mesi di reclusione per un reato di natura fiscale. La motivazione della condanna è «dichiarazione fraudolenta mediante artifici».
Secondo l’accusa, che aveva chiesto una pena inferiore a quella inflitta, ossia un anno di reclusione, l’attore avrebbe ottenuto, tra il 2006 e il 2010, sgravi fiscali trasferendo alcuni costi alla società che gestisce la sua immagine (la Sammarco, ndr), e sfruttando così un sistema che avrebbe permesso di pagare un’aliquota Iva più bassa del dovuto.
Avrebbe evaso in questo modo quasi 700 mila euro tra il 2005 e il 2011. In favore di Bova, difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno, è stata concessa la sospensione della pena.
La somma che il protagonista di Ultimo rischia di dover restituire al fisco, rispetto ai 680 mila euro ritenuti evasi, è di circa un milione e mezzo a causa degli interessi maturati nel corso degli anni.
«La sentenza di oggi ha escluso che Raoul Bova abbia mai emesso fatture per operazioni inesistenti, quindi l’accusa relativa a presunte operazioni fittizie, che costituiva il cuore del processo, è stata sbriciolata dalla sentenza di assoluzione», ha fatto sapere in una nota l’avvocato dell’attore, per poi aggiungere: «La condanna si riferisce esclusivamente alla interpretazione di un contratto sui diritti di immagine sul quale si è già espressa la Commissione Tributaria di Roma in via definitiva dando inequivocabilmente ragione a Raoul Bova. La Commissione Tributaria ha sottolineato che contratti come quello oggetto del processo penale in realtà sono strumenti tipici e legittimi nel mondo artistico». «Siamo certi», conclude, «che l’appello ribalterà la condanna anche prendendo spunto anche dalle eloquenti statuizioni della Commissione tributaria».