Il 20 ottobre del 1968 Onassis sposava Jackie Kennedy

Il matrimonio fra Onassis e Jacqueline Kennedy, rimase e rimane tutt’ora un enigma. Nessuno dei due era innamorato, entrambi erano certi di fare un grande affare: lei a cui piaceva la bella vita, avrebbe sicuramente posto fine ai suoi debiti, per lui, invece, avere al fianco, ora che l’artista Callas si avviava al tramonto, la più famosa vedova d’America, rappresentava un nuovo exploit mondano, un’ennesima conquista sociale.
Maria se l’aspettava, ma fino a quel giorno s’era illusa che, all’ultimo momento, succedesse qualcosa o intervenisse qualcuno e il matrimonio non si celebrasse. “L’avvenimento provocò alla Callas un dolore profondo, inguaribile perché inferto a quei sentimenti che aveva sempre considerati sacri: amore e dignità”.
Quando ne ebbe notizia, spiritosamente, ma con infinita amarezza, commentò: “La signora Kennedy ha fatto bene a dare un nonno ai suoi bambini”. Più tardi aggiunse: “E’ soltanto un collezionista di donne famose. L’unico modo per potere collezionare anche lei era sposarla”.
L’abito da sposa

La vicenda dell’abito per il suo secondo matrimonio ebbe momenti da romanzo di spionaggio. Negli Stati Uniti alcuni giornalisti pedinarono con discrezione l’ex first lady. Uno di loro si accorse così che, nel giro delle compere, Jackie aveva acquistato un velo di chiffon beige. Era un giornalista del “Women’s Wear Daily” che, dopo una ricerca negli archivi, scoprì che lo stilista italiano Valentino, nell’ultima collezione aveva fatto un vestito di pizzo beige. S’informarono se l’aveva comprato la signora Kennedy, scoprirono dove, ricostruirono con un disegno abito e velo e lo misero in copertina. Jackie era stata attenta, aveva acquistato in posti diversi, addirittura in nazioni diverse, le varie parti dell’abbigliamento nuziale, ma come si vede non era servito a nulla.
In breve tempo, “Time”, “Look” e “Life” si occuparono della notizia dandole la dignità che meritava.
L’abito da sposa divenne talmente famoso da sconfiggere la regola prima che presiede ad una creazione di alta moda: la sua unicità.
“Me ne ordinarono altre trentotto copie” racconta lo stilista Valentino, “un fatto unico nella storia della moda”.
Con questi miti si riempivano le copertine degni anni Sessanta e Settanta, anni d’oro dei rotocalchi.
Il matrimonio a Skorpios
Si sposano il 20 ottobre 1968, a Skorpios. L’America è sconcertata, si sente tradita dalla figlia prediletta, precipitata dal sacro della Casa Bianca al profano di Skorpios. Biancaneve diventa strega, una femmina perfida, avida, calcolatrice. L’ “affaire Onassis” fa tremare i polsi alle massaie del Nebraska. Le nozze non producono miti ma dicerie, non lacrime ma sorrisi invidiosi o curiosi, e qualche parola forte, tipo “Jackie si è venduta al miglior offerente”. Un matrimonio pattuito come un business provoca inevitabili e sane vertigini nella middle class puritana. Il contratto di nozze le prescrive un tetto per le spese voluttuarie, un tot per gli abbandoni, una trattenuta per le emicranie, 25 miliardi di risarcimento in caso di divorzio o morte, non più di un rapporto sessuale al mese, tre miliardi all’anno come argent de poche e altre “stranezze” da scatenare fantasie scandalizzate. La vedova nazionale viene declassata a grande mondana. Cambia la percezione di lei ma, soprattutto, cambia lei. Nella sua avidità di shopping c’è qualcosa di nevrotico. Le sue razzie consumistiche sono al limite della follia. A Capri compera trenta paia di sandali tutti uguali; a Parigi cinquanta indistinguibili foulard di Hermés. C’è un vuoto da colmare, ci sono anni da recuperare. C’è il sorridente affanno di una splendida quarantenne che si sente sfuggire il senso della vita.

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