Sofia Loren compirà 82 anni il 20 settembre.
«I compleanni non sono mai stati una tappa importante della mia vita» «Mi piace invecchiare? Certamente no. Riesco ad affrontare la vecchiaia? Direi di sì» I compleanni per me, non rappresentano, ho smesso di festeggiare i compleanni vent’anni fa»
Nata nel 1934 a Roma. Sofia Villani Scicolone, questo il suo vero nome, trascorse la sua infanzia a Pozzuoli.
L’infanzia
«Non sono mai stata bambina. Mai». La madre, Romilda Villani, quasi una romantica sosia di Greta Garbo, aspirante attrice, aveva amato un uomo, Riccardo Scicolone, all’epoca impiegato in una società di costruzioni ferroviarie, che poi non la volle sposare, ma che riconobbe come proprie le due figlie naturali Sofia e Maria.
Mai come mia madre
«Io non vengo da una scuola. Ancora adesso quando mi sveglio la mattina non credo alla vita che ho avuto, l’unico mio sogno era di superare la giornata. Andavo al cinema perché lì si poteva sognare di più e così riuscivo a concedere al mio cuore una speranza più grande della sopravvivenza». La povertà è un elemento centrale della sua vita e non riesce a non parlarne. Sono storie di un’Italia lontana. «Tutta la prima parte della mia vita è stata un soffrire in silenzio perché non volevo che mia madre se ne accorgesse, cercavo di essere gioiosa come Adele, la mia amica d’infanzia. Ma se in casa non ci sono i soldi per comprare qualcosa da mangiare e a letto non dormi per la fame, è dura».
«La mia infanzia è stata un’esperienza negativa, con la guerra, i marocchini, la povertà, la mancanza di un padre. Però tra noi c’era molto amore, così non sono diventata una persona amara: sono anzi ottimista, mi sveglio ogni mattina certa che dietro l’angolo mi aspetta una cosa bella. Solo così posso vivere, serena, tranquilla»
Quando nel 1951 conosce il produttore Carlo Ponti «ero pronta per accettare una vita migliore, un’esistenza diversa da quella che aveva vissuto mia madre. Lei ha avuto una vita infernale, ma io no, ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che mi ha trasmesso quella sua forza silenziosa che ancora oggi mi aiuta a superare le situazioni più difficili. La sensazione di benessere e fiducia, scaturita da quell’amore, si è arricchita poi con la nascita dei nostri due figli».
La carriera
Iniziò la carriera a quattordici anni partecipando a concorsi di bellezza, recitando nei fotoromanzi e al cinema in film minori col nome di Sofia Lazzaro.Solo dal 1952, con “La Favorita”, sceglie il nome d’arte che la rende famosa nel mondo.
E’ nel ruolo dell’esuberante pizzaiola in “L’oro di Napoli” nel 1954, diretta da Vittorio De Sica, che l’attrice incontrò il grande favore del pubblico, interpretando il personaggio dell’astuta e schietta popolana, che le porterà tanto successo anche negli anni successivi.
«Non sapevo cosa stessi facendo, non ero un’attrice», ha detto de L’Oro di Napoli, diretta da Vittorio De Sica, «Poi ho imparato», ha aggiunto scherzando, senza dimenticare un accenno al suo rapporto particolare con la fama, che per lei non significava finire sui giornali, ma dare il meglio di sé davanti alla cinepresa, una sfida continua, specie nelle scene più difficili.
L’immaginario dei maschi italiani fu dominato dalla bellezza di Sophia, contrapposta a quella della Lollo, per tutti gli anni Cinquanta. Ancora oggi sono rivali!
La svolta della sua carriera si ebbe grazie all’incontro con il produttore Carlo Ponti, che poi diventerà suo marito in Messico nel 1957 e che la fece approdare ad Hollywood, dove lavorò con i registi e i divi più famosi degli Stati Uniti.
Il loro matrimonio suscitò un piccolo scandalo nel mondo cattolico a causa di una precedente unione del marito. Si risposano in Italia il 9 aprile 1966 e le nozze infastidiscono ulteriormente i benpensanti al punto che alcune riviste del settore tentano di boicottare i film interpretati dall’attrice.
«Mio marito è l’unico che mi ha capita» «È stato l’uomo della mia vita», «Lui mi ha capita, non sarei mai stata quella che sono oggi se non lo avessi incontrato».
La celebrità in campo internazionale venne nel 1960 con il film capolavoro dei regista Vittorio De Sica “La ciociara”, tratto dal romanzo di Alberto Moravia: con l’interpretazione della genuina popolana vittima della violenza della guerra, vinse infatti l’Oscar come migliore attrice.
Senza La ciociara tutto questo non ci sarebbe stato. Certo, il personaggio di Cesira, una donna di 45-50 anni, all’inizio non sembrava adatto a lei. Tant’è vero che in un primo momento era stata chiamata Anna Magnani; Sofia avrebbe dovuto interpretare la parte di Rosetta, la figlia, che nel romanzo ha diciotto anni. La Magnani, però, rifiutò…»
«De Sica mi raccontò che era andato a casa della Magnani per convincerla. Ma lei fu irremovibile. Forse si aspettava un altro tipo di figlia, un’attrice diversa da me. Poi, accompagnando il regista alla porta, gli disse: ma perché la madre non la fai fare a Sofia? E così andò. De Sica, con quel film, mi ha fatto entrare nelle cineteche, nella storia del cinema: in tutto il mondo dici La ciociara, e tutti rivedono la scena dello stupro, madre e figlia violentate nella chiesa, il mio pianto, gli occhi allucinati di mia figlia, la giovanissima Eleonora Brown. Ogni volta anch’io davanti a quelle immagini non riesco a trattenere il pianto».
Lo stesso De Sica la volle poi in una serie di eccezionali commedie all’italiana accanto al grande attore Marcello Mastroianni; «Marcello Mastroianni, era la mia famiglia, con la sua morte ho perso un pezzo di me stessa».
Tra i suoi film da ricordare “Matrimonio all’italiana” tratto dalla commedia di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano”.
I figli e i nipoti
Al successo professionale si aggiunge la gioia della maternità quando, dopo due tentativi sfortunati, nascono due figli: Carlo Jr. nel 1968 ed Edoardo nel 1973.
Oggi è Nonna di quattro nipoti. «Ami la nonna, solo la nonna?», è la domanda con cui chiude ogni telefonata con loro. «Li seguo, li guardo, li amo, sono sempre i più belli del mondo. Sono ancora troppo piccoli per farci un discorso serio, per cominciare a raccontare cosa ha fatto la loro nonna». Si impiccia poco nella loro educazione, «non cerco mai di inserirmi, sono i genitori che devono decidere, loro vogliono che i figli crescano in un certo modo». Niente Skype per tenere i contatti, anche se i piccoli vivono a Los Angeles e lei a Ginevra. «Qualche volta invio dei messaggi,
La vita fuori dal lavoro
Passione per il lavoro e insieme consapevolezza di quanto sia importante avere una vita fuori dal lavoro. In questo Sophia Loren è modernissima, dà punti a tutte le donne di oggi che non credono più si possa avere tutto: famiglia e carriera. «L’esplosione che ha avuto la mia carriera è stata una sorpresa, soprattutto per me. È il risultato di una cosa che hai dentro e che forse dipende da te, forse dipende da altre persone, chissà. È un’energia confusa che fa sì che accadano cose che non avevi neppure la forza disognare. Ma nella vita una donna non può volere solo il lavoro. Non io. Mai».