Al diavolo i fiori d’arancio. Carrie e Big, la cui parabola amorosa s’è trasformata negli anni nella più bella favola della modernità, non avrebbero dovuto godere di alcun lieto fine. A svelarlo, in una intervista al britannico The Guardian, è stata Candace Bushnell, la cui rubrica a tema sessuale pubblicata sul New York Observer è confluita nel libro dal quale poi è stato tratto Sex and the City. «Nella vita reale, credo, Carrie e Mr. Big non avrebbero mai potuto stare insieme», ha ammesso l’autrice Hbo, replicando ai dubbi di quanti hanno apertamente contestato il buonismo con il quale è stata apposta la parola fine al cult tv.
Sarah Jessica Parker e Chris Noth, secondo parte del pubblico, non avrebbero dovuto coronare il proprio sogno d’amore. Negando con la propria felicità quel che Sex and the City, in onda tra il 1998 e il 2004, ha cercato di rendere reale. La serie, ha proseguito The Guardian, riportando alla Bushnell le lamentele degli affezionati, è stata magnificata per la propria franchezza. Per la capacità di raccontare, con drammaticità quanto mai veritiera, le relazioni amorose. Perché, allora, dare a due personaggi tanto incompatibili la possibilità di fare quel che mai, nell’esistenza quotidiana, avrebbero potuto fare?.
Alla domanda, la Bushnell ha risposto con disarmante onestà, definendo l’amore coronato di Carrie e Big una «questione di affari». «La serie», ha spiegato, «Era diventata così popolare da indurre gli spettatori ad investire molto nella storia tra Mr. Big e Carrie. La coppia era diventata iconica, i due erano i nuovi Mr. Darcy ed Elizabeth Bennet. Le donne c’erano affezionate. Le si poteva sentire dire “Ho trovato il mio Mr. Big” oppure “Ho appena rotto con il mio Mr.Big”. Erano entrati nel lessico comune», ha continuato la Bushnell, aggiungendo come «uno show televisivo sia una questione di affari, non di arte. Lo abbiamo fatto per il pubblico, senza pensare a quale impatto avrebbe potuto avere 10 anni dopo».