Michael Fassbender: «I miei primi 40 anni»

Il prossimo 2 aprile Michael Fassbender compirà 40 anni. Sono al telefono con lui, mi parla da una macchina che lo sta portando verso un aeroporto, verso una destinazione di qua o di là dall’Atlantico, a promuovere film che ha già girato, a incontrare i fan di Assassin’s Creed, a firmare contratti per prossimi impegni o forse a tornare a casa, ammesso che una star internazionale del suo livello possa dire di avere davvero una casa e non si sia ormai abituato a vivere in una lunghissima teoria di stanze d’albergo sempre più lussuose e dove è sempre più servito e riverito.
Ci pensa a questo compleanno imminente?, domando. «Mai!». E scoppia a ridere, con la sua voce leggermente rauca. «Non è vero, ci penso spesso, altroché. Spero di festeggiare alla grande, con la famiglia, gli amici. I 40 sono un bel traguardo, no? Ho già fatto tutte le cose degne di qualunque crisi di mezza età che si rispetti, ho una Harley e guido le auto da corsa».
Allora, magari, siamo alla grande svolta, quella dei figli, del matrimonio, dico io. Ride di nuovo. «Ecco dove voleva arrivare! Chissà. It could be the time». Potrebbe essere il momento.
Non lo sapremo fino a quando non accadrà. Michael Fassbender tiene la vita privata sotto chiave come pochi altri attori. Delle sue precedenti relazioni – con Nicole Beharie, Zoë Kravitz e Madalina Ghenea – si conoscono solo le istantanee sfocate dei paparazzi. Di quella in corso, con Alicia Vikander, si sa qualcosa di più. Si sono conosciuti e messi insieme nel 2014, sul remotissimo set del film La luce sugli oceani, girato in Nuova Zelanda, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, in uscita a marzo. Insieme lo hanno promosso in ogni dove e la loro storia d’amore è diventata pubblica.

Proprio a Venezia ci eravamo incontrati: per la prima parte di questa intervista (la seconda è la telefonata in macchina, appunto) e a un party organizzato da Vanity Fair nello stesso palazzo sul Canal Grande dove, cinque anni prima, avevamo festeggiato un suo altro film, A Dangerous Method di David Cronenberg.
Allora, Fassbender lo conoscevano solo i topi da festival, e anche tra quelli c’era chi pensava fosse un parente di Rainer Werner Fassbinder, defunto regista tedesco.
Adesso, ci sono le giovani fan che squittiscono chiamandolo «Fassy» sui social media. Ci sono signore che non sanno accendere uno smartphone ma che sono corse a vedere il film su Steve Jobs perché c’era lui nel ruolo del titolo. E ci sono ragazzi, popolo delle multisale, che dicono: «Ah, certo, Magneto di X-Men».
Fassbender ha un’agenda così fitta che ha dovuto dire di no a J.J. Abrams per una parte in Guerre stellari. In compenso, a maggio lo vedremo in Alien: Covenant di Ridley Scott, dove riprende il personaggio dell’androide David di Prometheus (ebbene sì, questo fenomeno di Fassbender sa fare anche l’androide).

 

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