Ospite al Giffoni Film Festival, più volte Claudio Amendola, raccontando della sua carriera, ha tirato in ballo Francesca Neri, con la quale ha una relazione da vent’anni (ma si sono sposati solo nel 2010) e un figlio, Rocco, nato nel 1999: «Quando, nel 1996, feci la serie Tv della BBC, Nostromo, con Colin Firth», ha raccontato, «mi si erano aperte alcune occasioni fuori dall’Italia, cosa che non avrei mai pensato potesse succedere. Ma la sera della prima, a Londra, io non ci sono mai andato.
A questo proposito: «Le mani forti (film del 1997, presentato a Cannes, ndr) fu un film sfortunatissimo al cinema, ma molto fortunato per me: è lì che ho conosciuto Francesca. Eravamo talmente improbabili insieme che, quando ci siamo fidanzati, nei salotti del cinema romano facevano la riffa su di noi, scommettevano quanto saremmo durati: i più ottimisti ci davano 8-10 mesi al massimo. Invece, siamo ancora insieme. È la prova che le relazioni durature fra persone che fanno questo mestiere sono possibili».
A Giffoni, Amendola ha presentato ai ragazzi il suo ultimo film Il permesso, seconda regia per lui dopo La mossa del pinguino, e il suo debutto nel doppio ruolo di regista-interprete. Ma sarà presto su Rai 1 con una serie e al cinema nel film Hotel Gagarin con Luca Argentero, Giuseppe Battiston e Barbara Bobulova.
«Non ho smesso mai di fare Tv e questo mi ha dato una popolarità enorme. Ancora oggi che sono nonno, c’è gente che, per strada, mi fa la scafetta… (Termine romano per il pizzicottino sulla guancia che si fa ai bambini, ndr) Ti fa capire come sei entrato in confidenza con la gente». E a proposito dei Cesaroni, la sua serie Tv più popolare, ha detto: «Bisogna dire le cose come stanno: sono stato io a fare in modo che s’interrompesse perché ormai non c’era più nulla da raccontare».
All’inevitabile domanda sul ritiro di Totti (Amendola è un grande tifoso della Roma, ndr), ha risposto «Avrei preferito che succedesse un anno prima. Lo sapevamo tutti che doveva accadere. Quello che abbiamo visto nell’ultimo anno, sarebbe stato meglio risparmiarlo a lui e a noi». Mentre su un altro caso di cui si è molto parlato nelle settimane scorse, ovvero del mancato esame di maturità del portiere Gianluigi Donnarumma, ha commentato. «Sarebbe stato bello se non fosse andato a Ibizia e si fosse presentato all’esame di maturità. Lo posso capire, ma un piccolo sforzo valeva le pena e, poi, gliela avrebbero anche “regalata”. Qualcuno avrebbe dovuto consigliarlo meglio».